giovedì 10 maggio 2012

debutto alla casa del popolo c.vera di porto d'ascoli (ap)



Ora immaginate di essere un attore che non riesce più a recitare.
Da qualche tempo, avverte che le battute e le azioni previste dal copione sono del tutto inadeguate e insufficienti a esprimere la lacerante, contraddittoria complessità del presente, che lui percepisce, pur senza riuscire a decifrarla del tutto, con un certo sgomento, che, spesso, cresce fino al disgusto.
Immaginate di essere un attore che, una volta tanto, rifiuti la propria tipica funzione di automa da palcoscenico e decida, improvvisamente, di dire o fare qualche cosa che non sia comandata da quel testo che ripete ogni sera e che il pubblico e i colleghi si aspettano da lui. Lo sa: basterebbe pochissimo a spezzare il meccanismo perfettamente ordinato della rappresentazione e scuotere lo spettatore dal torpore, obbligandolo a guardare in modo inconsueto e non convenzionale la realtà che quotidianamente lo circonda, della quale è, insieme, vittima e complice.
Ma dove trovare una parola, un gesto, che, nella sua immediata semplicità e trasparenza, sia tanto potente, tanto eversivo?
Questa è la domanda, non detta, che il protagonista dello spettacolo, instancabilmente, si pone – e noi con lui.
Se cercate risposte certe, soluzioni, rassicurazioni, consolazioni, avete sbagliato posto: non entrate neppure; non ne troverete.
Tutto ciò che l’attore ha da offrirvi sono i sogni, le metafore, le allegorie, i paradossi – solo apparenti – che due grandi artisti italiani hanno immaginato e scritto tra il 1975 e il 2000.
Sembra passato un tempo infinito da quegli anni.
Eppure, Gaber e Luporini devono avere inventato una macchina fotografica capace di vedere, davvero, molto lontano. Perché, il disagio, la rabbia, lo smarrimento, l’impotenza, la disgregazione dell’individuo; la crisi di qualsiasi morale e appartenenza; il trionfo dei miti ingannevoli, impersonali, della moda e del mercato, che loro hanno intuito e raccontato, in anticipo sui tempi (attraverso l’ironia, a volte agra, e la sintesi estrema che solo il teatro rende possibile), sono, precisamente, ciò che caratterizza la realtà, sdrucciolevole e ostile, che noi viviamo, oggi.
Infine, una domanda a voi, prima di cominciare: cosa chiedereste, stasera, a Marx e a Gesù, se vi fosse data la possibilità di incontrarli?

lunedì 6 febbraio 2012

bianconatal

a causa delle avverse condizioni metereologiche
l'inaugurazione della casa del popolo di porto d'ascoli
è stata rimandata al 17,18 e 19 febbraio

martedì 31 gennaio 2012

festa aperta


il 3, il 4, il 5 febbraio

siete tutti invitati alla

festa aperta
inaugurazione in 3dì della
casa del popolo c. vera

a porto d'ascoli, ap
via metauro 27

domenica 29 gennaio 2012

VIVO. produzioni dal basso

la nostra amica ermelinda coccia ci ha proposto di produrre un suo documentario.
no, non al teatro delle ceneri in particolare, ma al popolo.
si, al popolo.
attraverso "produzioni dal basso" possiamo acquistare una quota del documentario, perché possa essere prodotto con una formula che -finalmente- esula dalle logiche di mercato che oggi ci regalano orrende fiction e reality trash (che io tradurrei approssimativamente con l'espressione "vera 'mmonnezza")

cliccate qui e potrete saperne di più.

mi raccomando, ne vale davvero la pena.



venerdì 16 dicembre 2011

doppietta bolognese





teatro delle ceneri


UN VERO PECCATO

racconti poco seri sui sette vizi capitali

testi stefano seproni musiche alessandro ianiro


<< Avarizia, accidia, superbia, gola, invidia, lussuria....superbia c'è già... mammolo...no...cucciolo....

insomma, in "un vero peccato" i sette vizi -pesantemente condannati da nostra Santa Madre Chiesa- si mostrano per quello che sono, ossia difetti e -perché no- pregi di tutti noi.

Attraverso i racconti di Stefano Seproni e le note di Alessandro Ianiro, si ridacchia sotto i baffi

degli anatemi clericali e si torna a guardare con fare divertito

l'allegro universo multicolore di questa astuta scimmia chiamata "uomo". >>

dalla recensione di una prestigiosissima testata di cui ora mi sfugge il nome.


<< Più basso dei Sette Nani … più vintage del Settimo Sigillo

più crudo di Sette spose per sette fratelli...più storto di un ettagono...è due.

Poi primiera, settebbello, denari e due scope, e vado a sette >>

da "L'Osservatore Onàno"


<< Un viaggio emozionante sopra le sterminate radure della letteratura contemporanea,

uno sguardo disincantato che naviga a vista nel fiume impetuoso della semiotica più spinta.

Poi mi sono svegliato >>

da “Il Resto del Filtrino



domenica 18 dicembre ore 21.00
all'osteria del barattolo,
vie delle belle arti, bologna